Russia-Ucraina… cerchiamo di fare chiarezza

La situazione: tensione altissima tra Russia e Ucraina in questi ultimi giorni ed ore. Dopo il discorso di lunedì sera di Putin, le tensioni geopolitiche sono ai massimi livelli.

A fine gennaio, gli Stati Uniti avevano messo in stato d’allerta 8.500 militari in vista di un possibile loro dispiegamento in Europa orientale e per prepararsi all’ipotesi che la Russia invada l’Ucraina.[1]

Della possibile invasione russa dell’Ucraina si stava parlando da più di tre mesi, da quando la Russia aveva iniziato ad ammassare più di 170mila soldati e armamenti lungo il confine con l’Ucraina. Ad aprile 2021 la Russia aveva spostato circa 40mila soldati al confine, accompagnati da centinaia di carri armati e missili di vario tipo nella zona di Rostov-sul-Don, confinante con la regione separatista di Donec’k.

La Russia non ha mai avuto, comunque, l’intenzione di attaccare per prima, consapevole della pesante reazione da parte NATO che avrebbe potuto suscitare. Putin si è dunque concentrato sul cercare l’appoggio diplomatico del presidente della Bielorussia Lukashenko e del Brasile Bolsonaro, oltre a proseguire un riavvicinamento con la Cina di Xi e con la Serbia di Aleksandar Vučić, il quale ha dichiarato fermamente che “la Serbia non entrerà mai a far parte della NATO, rimarrà neutrale e svilupperà le relazioni con la Russia e la Cina” (sabato 19 febbraio).[2]

Tuttavia, nelle ultime settimane abbiamo assistito a un’escalation apparentemente inarrestabile. Nel corso della scorsa settimana si sono susseguiti inviti di varie ambasciate occidentali ai propri cittadini in Ucraina e nel Donbass a lasciare il Paese. A ciò hanno poi fatto seguito anche le prime evacuazioni del personale diplomatico delle stesse ambasciate a Kiev.

Venerdì 18 febbraio i leader delle due repubbliche secessioniste di Donec’k e Luhans’k hanno emesso un ordine di evacuazione dei civili verso la Russia. Tra venerdì e sabato, migliaia di civili hanno lasciato le loro case e fattorie nel Donbass per riparare nella vicina regione russa di Rostov[3], mentre la città di Dokuchaevsk (Donec’k) veniva attaccata dalle forze militari ucraine.[4]

Autobus carichi di civili lasciano Donec’k, nel Donbass, per la Russia. 18 febbraio 2022 (fonte: RT)

Nella mattina di sabato, i leader delle due repubbliche popolari hanno ordinato la mobilitazione generale, in risposta ai continui bombardamenti e ad un possibile attacco su larga scala da parte ucraina.[5]

Nel frattempo, la NATO procedeva ad evacuare il personale dei propri uffici di Kiev verso Leopoli, nella parte occidentale dell’Ucraina, vicino alla Polonia, e in parte a Bruxelles.[6] Sempre sabato, alcuni proiettili d’artiglieria ucraini colpivano il suolo russo, nella regione di Rostov. Già nella sera di sabato si poteva presagire il probabile precipitare degli eventi.

Domenica 20, si è avuto uno scontro a fuoco tra truppe di confine russe e un reparto di sabotatori ucraini, che avevano tentano di oltrepassare il confine russo-ucraino (una grave provocazione di Kiev, e l’ennesima violazione da parte ucraina dei trattati di Minsk). La Russia ha cercato di contenere l’escalation già in atto, limitandosi a respingere il tentativo di violazione dei propri confini. Nello scontro sono rimasti uccisi 5 militari ucraini.[7]

Putin ha poi avuto un colloquio telefonico col presidente francese Macron, un vano tentativo di mediazione che si poi rivelato sterile.

Il punto di svolta

Nella sera tra lunedì 21 e martedì 22, i due oblast ucraini di Donec’k e Luhans’k (dove, ricordiamolo, da più di 8 anni infuria una guerra civile), regioni abitate per più dell’80% da russi, hanno ricevuto il loro primo riconoscimento internazionale in qualità di stati indipendenti.

Il presidente russo Vladimir Putin le ha infatti riconosciute ufficialmente come repubbliche indipendenti e come parti della Federazione Russa poco prima del suo discorso in tv, alle 22:30 (ora locale) del 21 febbraio stesso. L’inaspettato riconoscimento formale dell’indipendenza delle due repubbliche, desiderose di far parte della “Madre Russia”, ha scosso tutto il mondo, creando un grandissimo squilibrio geopolitico:

Fonte: Limes (www.limesonline.com)

Nella cartina vediamo le “diverse Ucraine”: Crimea, annessa alla Russia nel 2014, in giallo. In blu vediamo, nella metà occidentale, l’Ucraina pro-Kiev, e in arancione, ad oriente, le regioni russofone, e in certa misura filo-russe (tra cui le due regioni secessioniste), un fronte che si estende per tutto il sud del paese fino ad Odessa.

“Dirò solo al primo ministro Zelensky che avrà il supporto del regno unito” Ha dichiarato il premier britannico Boris Johnson, bloccando immediatamente una sua conferenza stampa, sottolineando anche come il Regno Unito sia pronto e bellicoso, in caso di necessità.

Alle 9:30 (orario locale di Mosca) viene rilasciato in diretta mondiale il discorso del presidente russo, che dichiara:

“L’ucraina non ha mai avuto una tradizione di stato a sé. A partire dal 1991 ha copiato i modelli altrui, le istituzioni sono state rimodellate per adattarsi ai clan oligarchici con i propri interessi egoistici che non avevano nulla a che fare con gli interessi del popolo ucraino. La scelta di civiltà filo-occidentale del governo oligarchico ucraino non è quello di creare condizioni migliore per il benessere delle persone, ma di rendere ossequiosamente servizi ai rivali geopolitici della Russia, per risparmiare miliardi di dollari rubati agli ucraini e nascosti dagli oligarchi nei conti delle banche occidentali.”

Aveva poi affermato in un discorso il 19 febbraio:

“Se l’Ucraina entra nella N.A.T.O., quest’ultima potrebbe invadere la Crimea quando vuole, il che, porterebbe l’intera unione europea contro la Russia, ed è chiaro che l’UE avrà la meglio, ma vorrei ricordare ai leader occidentali che la Russia è la prima potenza mondiale per armi nucleari e che se mai decidessero di prendere decisioni avventate, sarebbe la fine per tutti noi, non ci sarebbero vincitori.”

Alle 1:45 di notte (orario locale di Mosca) (11:45 di sera a Roma) la Russia ha deciso quindi di inviare 8.000 unità con 74 blindati nelle repubbliche di Donetsk e Lugansk, per “portare la pace nell’Ucraina orientale”

“Pensiamo che sia l’inizio di una invasione”: lo ha detto Jonathan Finer, del consiglio di sicurezza nazionale Usa, alla CNN, commentando gli ultimi sviluppi della crisi russo-ucraina. Ieri la Casa Bianca era stata più cauta, parlando di “flagrante violazione degli impegni internazionali” di Mosca, mentre in una telefonata di background un alto dirigente dell’amministrazione aveva evitato di parlare di invasione.

Ma si tratta davvero di un’invasione?

Il presidente Russo si è giustificato, nel primo pomeriggio del 22 febbraio, con queste parole: “cosa dovevamo fare, aspettare un genocidio?” (memore della strage del 2 maggio 2014 ad Odessa, ai danni di dimostranti ucraini filorussi). Putin in questo momento in conferenza stampa: “La decisione di ieri di riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk è in parte dovuta al rifiuto dell’Ucraina dell’applicazione degli accordi di Minsk”. “Nei trattati firmati con le repubbliche di Donetsk e Lugansk ci sono clausole che prevedono la possibilità di appoggio militare” (RT)

Dunque… appena terminato il discorso di Putin, e la sua approvazione a riconoscere le due repubbliche, nell’intero Donbass sono iniziate le celebrazioni, fuochi d’artificio, musiche, gridi e lacrime di gioia con cori atti a lodare la Russia, bandiere della federazione innalzate nei luoghi pubblici, notti di festa. La camera alta del parlamento russo approva l’uso delle forze armate russe all’estero;

Il presidente Matvienko: “l’uso delle forse armate russe all’estero mirerà a ristabilire la pace nel Donbass e prevenire i bombardamenti di civili.”

Tuttavia Kiev non se ne resterà con le mani in mano.

Il 21 febbraio, la Repubblica popolare di Donetsk ha dichiarato la chiusura di emergenza a causa della chiusura di una stazione di pompaggio e dell’interruzione della fornitura centrale di acqua potabile, inoltre una centrale elettrica, e l’ospedale centrale della regione sono state danneggiate dai bombardamenti Ucraini. È infatti da quai 5 giorni che i soldati Ucraini stanno ghettizzando il popolo del Donbass, un popolo che stanno massacrando da più di 8 anni. E il giorno dopo la centrale termica di Luhansk è stata colpita da proiettili, tre trasformatori sono già in fiamme, con la minaccia di incendio di altri tre.

Alcune testimonianze di Italiani che vivono a Lugansk ci narrano la situazione:

“Gli ucraini stanno bombardando lungo la linea di separazione tra noi e loro, ignorando come avviene da 7 anni a questa parte, gli accordi di Minsk. Stiamo aspettando l’attacco dell’esercito Ucraino, obbligato dagli americani. L’attacco lo aspettiamo da 2/3 giorni. Dalla repubblica sono stati evacuati donne, bambini e anziani. Gli uomini tra i 18 e i 55 anni sono tutti mobilitati e pronti a forma le milizie cittadine. Questa volta siamo sicuri che i russi non ci lasceranno.” [2]

Questo è un esempio di come i mass media occidentali gridano all’unisono all’attacco russo sull’ucraina, ma la verità è che sta avvenendo l’esatto opposto. Sono circa 48.000 i cittadini liberi che vogliono combattere per le proprie famiglie e per il proprio diritto di indipendenza, loro sono russi… e russi rimarranno. Nel mentre in meno di 24 ore dalla fondazione delle due repubbliche, esse sono state riconosciute già da 4 paesi (tra cui la Siria).

Pietro Minute, Luca Pellegrini, 22/02/2022

Aggiornamento

La notte del 22 febbraio, Biden ha confermato l’applicazione di nuove sanzioni contro la Russia che attaccheranno direttamente il debito sovrano della Federazione Russa e delle sue “élite”

Biden ha poi precisato che le sanzioni saranno progressive in base alle “azioni che Mosca intraprenderà in Ucraina”.

Il presidente Usa ha poi confermato che continueranno “ad aiutare l’Ucraina nel campo della difesa” e che invieranno nuove truppe in Lettonia, Lituania e Paesi baltici. “Gli Stati Uniti non hanno alcun desiderio di combattere la Russia, ma proteggeranno ogni centimetro di territorio della NATO” ha concluso.

Avviso: questo articolo è in corso di aggiornamento. La situazione in Ucraina è evoluta rapidamente, fino a precipitare in quella che sembra una vera guerra, seppur circoscritta ad attacchi mirati da parte dei russi a obiettivi militari ucraini. Difficile capire e valutare oggettivamente l’entità dei danni alla popolazione civile. Seguiranno a breve aggiornamenti.

Fonti:

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